Ieri l'amministrazione di Roma ha detto basta: la memoria consegnata dalla Casa Internazionale delle Donne, il tentativo del direttivo di trovare una soluzione che andasse incontro alle esigenze di tutte le parti in causa, di rinegoziare e ridurre il debito, sono state respinte in toto e la Convenzione che regola il rapporto tra la Casa e Roma Capitale è revocata con effetto immediato. Niente Casa Internazionale delle Donne, dunque. Niente valore all'esperienza che ha fatto la storia della cultura di Roma, niente margine di mediazione. Ai conti e al legalitarismo non bastano il valore qualitativo e l'incidenza reale sulla crescita della città. L'annuncio, per altro, fa corrispondere a una memoria consegnata a gennaio una risposta a ridosso di agosto, come nelle peggiori tradizioni della gestione delle criticità in questo Paese: intervenire in sordina, quando nessuno guarda e ascolta, per evitare troppo clamore. Il governo (della città) del cambiamento non ha poi in mente un modello così diverso da quello che produceva ogni giorno la classe politica che era il problema, che era da spazzare via e che era lontana dalle esigenze di vita dei cittadini. Cosa ce ne faremo, poi, di una città senza Casa Internazionale delle Donne, senza spazi di aggregazione e socialità che esulino dall'istituzionalità diretta? A chi giova, chi la vuole una città in cui viene sgomberata una realtà sociale al giorno, in cui non ha alcun valore la produzione di cultura e dove sono ritenute nulla le esperienze di mutualismo, di cultura, di costruzione dal basso di modelli virtuosi? Niente più Casa, niente più Rialto, niente più Baobab, niente più Angelo Mai, da stamattina lo sgombero a sorpresa al Camping River, nonostante la sospensione del provvedimento da parte della Corte Europea, e addio a molte altre – troppe – esperienze fondamentali per Roma. Niente più occupazioni abitative, possibilmente strade vuote e pulite, niente birrette e poca, residuale, socialità. In una città in cui il razzismo e il fascismo avanzano, in una città in cui si spara alle bambine per diletto e si organizzano pogrom nei e dai quartieri popolari: il modello di città della giunta Raggi ci pare chiaro, cristallino, e lo bocciamo su tutta la linea, accodandoci alla richiesta del direttivo della Casa Internazionale delle Donne di continuare a sostenere la campagna di solidarietà e mobilitazione, per opporre un modello altro di fare la città. |
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