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martedì 30 maggio 2017

Tagli di capelli corti trendy: ecco quelli più adatti in base alla forma del viso!

Cambiare look in maniera originale e creativa optando per tagli di capelli corti

E' possibile e tante sono le idee per essere originali ed al passo con le ultime tendenze! 

Le acconciature corte sono molto apprezzate dalle donne, perché consentono di sentirsi impeccabili in ogni occasione e mai fuori posto! 

Basta un po' di gel o di cera per avere i capelli sempre in ordine! 

Il taglio corto è ideale per chi non ha tempo da dedicare a piega e piastra di continuo e preferisce acconciature caratterizzate da praticità e da comodità. 

I capelli lunghi, nell'immaginario collettivo, sono simbolo di femminilità e di sensualità, di eleganza e charme. 

Ma... non è affatto così! 
I capelli corti, lasciando scoperte alcune zone erogene del corpo, come ad esempio il collo, aumentano fascino e sex-appeal!

Scegliere l'acconciatura giusta non è affatto semplice. Implica diversi fattori. 

Bisogna considerare il colore della pelle, la forma del viso, i lineamenti, la statura, la costituzione fisica. Soffermiamoci su uno degli aspetti forse più importanti: la forma del viso.

Gli hair stylist di successo consigliano a chi ha un viso tondo di propendere per un taglio con altezza e volume sulla parte superiore dei capelli, per conferire maggiore equilibrio alla forma arrotondata del viso. 

Perfette sono anche le acconciature a strati: questi ultimi vanno a posizionarsi sul volto, modellandolo, eliminando cioè l'eccessiva rotondità. 

E le frange? 
Possono essere sollevate, “accantonate” come più si desidera. 

Se si ha un volto squadrato, invece, meglio optare per tagli corti asimmetrici oppure per quelli graduali o ancora a strati. Ma sono da prendere in considerazione anche quelli con grosse frange oblique e diagonali.

Da evitare, invece, sono le frange lisce e bombate. 
E ancora. Il vostro volto è allungato? 
Bene l'obiettivo, in questo caso, è quello di accorciarne la forma attraverso un taglio che contribuisca a rendere il viso più 'gentile' ed 'armonioso'. 

Si alle frange piene che meglio riescono a catalizzare l'attenzione sullo sguardo. 
Il taglio perfetto, in tal caso, sarebbe il bob, ma non quello classico, bensì quello graduale. 
Evitate i ciuffi in altezza, le acconciature piatte, senza volume. 

E per finire. Il vostro volto si presenta con una fronte ampia e spaziosa e mento stretto? 

Bene, in questo caso, optate per una acconciatura senza frangia e preferite a queste ultime, i tagli con frangette oblique. 

No, invece, ai caschetti corti o con frangia dritta.

E adesso, dopo questa ampia panoramica, ecco quali sono i tagli di capelli corti più trendy ed originali. 

Tra quelli più gettonati ritroviamo i cortissimi boyish, quelli molto sfilati e destrutturati, come il già citato bob. 

Per le più 'coraggiose' e audaci, è possibile optare per il bowl cut, ovvero il cosiddetto taglio a scodella, la vera rivoluzione dell'anno, intravisto anche sulle passerelle moda internazionali. 

Via libera ai carrè e vi annunciamo che c'è solo l'imbarazzo della scelta: scalato, liscio, ondulato, con frangia bombata, cortissima, simmetrico, asimmetrico, ce ne è per tutti i gusti. 

E per chi ama i capelli ondulati, è possibile ricreare onde naturali e chic su caschetti sia corti che di media lunghezza.

Guest link: 
www.capellitrendy.it/tagli-di-capelli-corti/

lunedì 29 maggio 2017

Gli abiti da cerimonia Donna 2017 by Gabriella Sposa

abiti cerimonia donna 2017Le collezioni di abiti da cerimonia Donna 2017 in mostra negli atelier toscani di Gabriella Sposa soddisfano qualsiasi desiderio fashion e qualunque esigenza di vestibilità perchè comprendono capi e vestiti di varie forme, linee e colori.

Tra i marchi presenti nelle boutique di Prato e Ponte Buggianese figurano nomi storici e affermati quali Pronovias, Nicole, Matilde Cano, Preziosa, Kuea Italian Style, Betzzia Fiesta & Cocktail e Rosa Clarà con ben 2 collezioni quali Rosa Clarà Cocktail 2017 e Couture Club Rosa Clarà.

Ideali per cerimonie, ricevimenti e occasioni speciali, molti abiti da cerimonia 2017 presenti negli atelier Gabriella Sposa possono essere anche dei vestiti perfetti da indossare per cerimonie nuziali in municipio, per figurare ottimamente alle stesse in qualità di damigella e per l'abbigliamento di madri, sorelle, amiche e parenti degli sposi.

Non di rado, infatti, le coppie di sposi che scelgono le boutique di Gabriella Sposa in Toscana si recano in atelier con genitori e familiari, in modo che tutti possano trovare l'abito giusto da indossare per il felice evento nuziale.

Ecco la vetrina online di abiti da cerimonia Donna 2017 by Gabriella Sposa: 

http://gabriellasposa.com/collezioni/abiti-cerimonia-donna-2017/

venerdì 26 maggio 2017

Laura Mercier e gli stratagemmi per la perfetta base Make-Up!

Vuoi conoscere il segreto per un maquillage perfetto, che copra totalmente qualsiasi inestetismo o piccolo difetto e con un risultato del tutto naturale?

Starai pensando che prodotti in grado di fare “miracoli” simili non esistono, oppure che non sono alla portata di tutte le tasche, ed invece siamo pronti a smentirti e contenti di farlo come contributo alla tua bellezza!

Esiste infatti un marchio che può essere accostato allo stesso criterio ispirativo della profumeria artistica, ovvero l’esclusività delle materie prime e la loro estrema qualità, anche per la cosmetica; il tutto a prezzi magari non irrisori come nel caso della cosmetica “commerciale”, ma comunque più che abbordabili.

Si tratta di Laura Mercier, una linea di Make-Up che nasce dalla filosofia di questa Make-Up Artist francese da sempre coinvolta in maniera costruttiva nella realizzazione di una bellezza perfetta. 


Flawless face”, ovvero volto perfetto, è il criterio da lei seguito anche in ossequio ai suoi trascorsi da pittrice: il volto è per Laura Mercier una superficie che deve possedere le caratteristiche di una tavola immacolata ed incontaminata su cui “dipingere” il trucco che meglio possa valorizzarne la fisionomia, e gli step da affrontare sono sostanzialmente 3.

I tre step del Make Up Laura Mercier


Si parte dall'applicazione di un primer coprente ed efficace, che prepara la grana del viso migliorando così la base che dovrà accogliere il secondo step, ovvero il fondotinta


Questo secondo passaggio è particolarmente rilevante perché è quello che meglio si può modulare in base alla tipologia di pelle, ottenendo sempre una finitura naturale e che non risulta mai “artificiale”. 

Con il Make-Up Laura Mercier, infatti, potete stare certe di non rischiare mai e poi mai l’effetto “maschera”!

 Il terzo ed ultimo passaggio per ottenere la perfetta base di partenza è rappresentato dal correttore, quell'immancabile trick a base di pigmenti concentrati con il quale coprire piccoli inestetismi o imperfezioni temporanee. 


Nella linea Laura Mercier sono due in particolare i must-have di questa famiglia, il Secret Camouflage ideale per il viso ed il Secret Concealer perfetto per il contorno occhi e le occhiaie.


Un loro sapiente uso combinato assicura di minimizzare ogni imperfezione, persino le piccole rughette di espressione, in maniera magistrale!



Pelle setosa per le fashion addicted

Questi 3 step principali sono seguiti dall'irrinunciabile tappa del fissaggio: Laura Mercier garantisce un Make-Up a lunga durata con le polveri ed i gel fissanti che oltre a non lasciare sgradevoli tracce polverose o untuose come fanno altri prodotti di stampo più commerciale, riescono davvero a lasciare la pelle setosa al tatto!

I trucchi per uno sguardo penetrante ed ammaliante ed un volto sempre al massimo della sua forma sono semplici da realizzare, e con risultati stupefacenti. 


Del resto, se tutti i principali ed i più affermati MUA hanno sempre Laura Mercier come gamma di riferimento, diventa molto difficile non fidarsi della bontà di questi prodotti, ed anche se la loro ricerca può risultare molto laboriosa, una fashion addicted che ambisca a risultati impeccabili non si farà di certo scoraggiare!

lunedì 15 maggio 2017

E' nato Turin Business Network Donna



Turin Business Network Donna nasce come naturale evoluzione del gruppo di Linkedin Turin Business Network, da me fondato nel 2013, e ha come suo principale obiettivo quello di diventare un reale servizio di supporto per tutte le donne della Città di Torino e Provincia che, mamme e non, libere professioniste in attività o con il sogno di diventarlo, lavoratrici dipendenti o a progetto, artigiane o impiegate, etc. etc., sentano la necessità di trovare e ricevere quell'efficace sostegno per orchestrare al meglio la propria vita professionale e insieme familiare, in un momento magari particolarmente impegnativo della propria vita. 

La nascita di un figlio, per esempio, come qualsiasi altro evento importante, può essere vissuto da molte di noi come un vero e proprio tsunami che arriva, ti travolge, spazza via ogni tua certezza e spesso non ha solo risvolti positivi.

Sapere quindi, di poter contare su un gruppo di donne e su un network di professioniste che danno e vogliono continuare a dare la giusta rilevanza alla realizzazione di se e alla propria identità professionale e che non vogliono smettere di pensare al raggiungimento dei propri sogni, credo che sia ciò di cui molte di noi ha bisogno.


Turin Business Network Donna è:
- solidarietà tra donne, sostegno, amicizia, condivisione e scambio di esperienze di vita e di professionalità, attraverso l'organizzare di appuntamenti e incontri periodici a tema;

- è comprensione, analisi e acquisizione, attraverso momenti informativi e formativi, di suggerimenti e di tecniche utili per il miglior e più proficuo governo della nostra spesso complicata quotidianità;

- è "cura" del nostro essere prima di tutto donne, ed è cooperazione alla realizzazione dei nostri sogni e dei nostri progetti attraverso il dialogo, il confronto e la contaminazione tra menti creative uniche.

Turin Business Network Donna è questo e ha il desiderio di diventare molto altro ancora, perché sono fermamente convinta che una donna non debba mai sottovalutate l'importanza della realizzazione di se, essa è fondamentale per essere delle donne e delle mamme felici. 

Coltivare i propri sogni e farsi ispirare è il solo modo per sentirsi davvero vive.


Silvia Orlando De Martin




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sabato 13 maggio 2017

ALDAI-Federmanager - Donne manager;: rappresentano il reddito principale della famiglia (40%), il loro superiore è quasi sempre un uomo (80%)

Ricerca ALDAI-Federmanager e Università Bocconi

Donne manager: rappresentano il reddito principale della famiglia (40%) e il loro superiore è quasi sempre un uomo (80%)


Milano, 13 maggio 2017 – Il 40% delle donne manager rappresenta il reddito primario della famiglia e, nel 31% dei casi, è addirittura l'unico reddito del nucleo famigliare.

È questo uno dei principali dati della fotografia che emerge dalla ricerca "Le donne dirigenti oggi" realizzata, insieme al Centro 'Carlo F. Dondena' dell'Università Bocconi, da ALDAI-Federmanager, la maggiore organizzazione territoriale del sistema Federmanager, polo di competenze e punto di riferimento per i servizi ai manager oltre che partner integrante del sistema industriale.

Lo studio, condotto dal Gruppo Minerva ALDAI-Federmanager tra le donne dirigenti d'industria associate appartenenti a svariati settori (dall'alimentare al chimico, fino ad arrivare al turismo), esamina le donne manager industria Lombardia oggi, analizzandone la personalità, la carriera e il livello di leadership.

Dal campione ne emerge un quadro – illustrato da Paola Profeta dell'Università Bocconi – in cui il grado di istruzione delle donne è molto elevato (il 64% delle intervistate è laureato), quasi la metà (42%) non ha figli e l'80% delle rispondenti ha tra i 40 e i 60 anni.

"L'industria dimostra rispetto agli altri settori che è ancora troppo difficile per le donne manager emergere o ottenere il giusto riconoscimento, e i dati lo dimostrano" spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Minerva di ALDAI-Federmanager: "la ricerca infatti ha evidenziato che, mentre solo il 59% dei colleghi maschi ha un superiore diretto, le donne hanno un superiore diretto nell'81% dei casi e per oltre l'80% si tratta di un uomo. Questi numeri dovrebbero cambiare e come Gruppo Minerva ci impegniamo costantemente in attività di networking e mentoring per contribuire al riconoscimento della leadership femminile in ambito professionale, dimostrando concretamente che le donne ai vertici hanno doti e capacità essenziali per creare valore" ha concluso la Paola Poli.

Lo status delle donne manager in Italia infatti si distacca in maniera significativa dai trend internazionali, come fa notare Laura Alice Villani, Partner e Managing Director di BCG - The Boston Consulting Group: "Dalle nostre ultime indagini è emerso che le donne che raggiungono posizioni di vertice sono il 22%, a fronte di una media europea del 29%. Ulteriori differenze si riscontrano all'interno dei vari settori: quello industriale, ad esempio, sconta ancora un certo ritardo in termini di presenza femminile ai vertici se paragonato alla media, cosi come le aziende di matrice italiana in genere hanno ancora un gap da chiudere rispetto alle branch di multinazionali".

Il Presidente ALDAI-Federmanager Romano Ambrogi ha aperto i lavori sottolineando l'importanza strategica di queste iniziative "con cui vogliamo mandare un messaggio chiaro e positivo: gli esempi di leadership femminile in Italia sono molti e dobbiamo aumentare la consapevolezza di questa realtà sia nelle Istituzioni che nell'opinione pubblica".

La ricerca sarà presentata e discussa davanti a un pubblico di oltre 100 dirigenti d'industria (molte donne ma anche diversi uomini) in occasione dell'evento "Donne industria e trend internazionali: qual è la situazione delle donne nell'industria oggi e quali sono i trend a livello internazionale?", organizzato da Gruppo Minerva ALDAI-Federmanager martedì 9 maggio 2017 alle ore 18:00, presso la sede di The Boston Consulting Group - BCG (via Ugo Foscolo 1, Milano). 

Durante l'evento saranno coinvolte le partecipanti per proporre soluzioni concrete.


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ALDAI-Federmanager rappresenta e tutela circa 16.000 dirigenti industriali, offrendo loro servizi di supporto ed assistenza relative a tutte le tappe della carriera professionale del manager: risponde così alle esigenze di orientamento e formazione, erogando consulenza in ordine a questioni sindacali, previdenziali, fiscali e sanitarie. 
ALDAI-Federmanager offre anche significativi servizi legati alla sfera professionale e familiare degli associati, finalizzati ad opportunità di accrescimento culturale, sociale e di networking. 


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OSSERVATORIO CENTRO STUDI ERICKSON | LA MATERNITA’ ADOLESCENZIALE: TRA RISCHI, FRAGILITA’ E OPPORTUNITA’

Nel mondo, ogni anno, circa 16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni diventano madri. In Italia nel 2015 sono nati 485.780 bambini, di cui l'8,3% da madri sui 40 anni e il 10,3% da madri sotto i 25 anni. Le mamme teen italiane rappresentano l'1,77% della popolazione: la regione che ne ha di più è la Sicilia, con l'1,2%, mentre quella che ne registra di meno è la Lombardia con lo 0,3%. Campania e Puglia segnano lo 0,8%, Calabria e Sardegna lo 0,5%.

Le ricadute per la mamma e il bambino possono essere di diversa entità e meritano quindi particolare attenzione. È per questo che il Centro Studi Erickson, nell'ambito del 2° Convegno Internazionale #Supereroifragili, svoltosi a Rimini il 5 e 6 maggio, ha voluto dare spazio a questo tema presentando i dati della ricerca congiunta tra Università La Sapienza di Roma, la York University di Toronto e l'azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma. 

Da questa ricerca emerge come queste giovani madri vivano la maternità come l'acquisizione di uno status adulto ma abbiano anche una grande difficoltà a distinguere se stesse dal proprio bambino e a prendere consapevolezza che è il proprio bambino e non ad esempio un fratello. Inoltre diventa molto complicato assumersi quelle che sono le responsabilità materne soprattutto vivendo il doppio ruolo di madre e ragazza allo stesso tempo.

Come aiutare e supportare, quindi, le giovani mamme? Lo abbiamo chiesto a Gina Riccio, Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica, Clinica e dello Sviluppo che durante il convegno ha presentato e commentato la ricerca:

"L'aiuto che possiamo dare a queste giovani madri è sicuramente, da una parte, un supporto concreto nel gestire il proprio bambino e nell'assumere il ruolo di madri; dall'altra l'attivazione in ciascuna mamma di un pensiero che possa accompagnarle in una progettualità per il futuro, proprio (come donne e compagne di vita) e del bambino, in una prospettiva di prevenzione di possibili comportamenti a rischio".

E per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, come si concilia la vita di una sedicenne con quella di un neonato?

"È possibile conciliare le due cose, nel momento in cui la giovane mamma si apra ad accogliere la responsabilità di una nuova vita anche nella sua complessità e necessità di aiuto esterno. Allo stesso tempo è importante che accetti la sfida evolutiva che ogni adolescente è chiamato a vivere: una maturità psicologica che nasce da un processo di separazione-individuazione dalla propria famiglia e dal proprio pensiero infantile, raggiungendo gli obiettivi tipici della propria età (es. finire la scuola, dare il via a progetti professionalizzanti e iniziare a lavorare)".

Il mondo degli adulti come può aiutare le ragazze a prevenire gravidanze precoci?

La prevenzione possiamo principalmente pensarla in due contesti: da una parte la famiglia, a cui ogni adolescente chiede un limite (dato da regole e "no" che aiutano a diventare grandi) e uno sguardo dove poter crescere e sentirsi riconosciuto; dall'altra la scuola, che può fin da subito notare nel suo quotidiano campanelli d'allarme (es. insuccesso scolastico, problemi comportamentali, famiglie assenti e/o che vivono in situazioni di precarietà economica e sociale) che possono favorire gravidanze precoci o relazioni romantiche disfunzionali.

E la famiglia? Come può essere di aiuto? 

La famiglia è chiamata a fornire uno sguardo non "giudicante", ma accogliente, di supporto a cui la giovane madre possa attingere per costruire la sua relazione con il proprio bambino. Spesso le mamme adolescenti richiedono alle proprie mamme una maggior "maternità": ovvero è come se dicessero "ho bisogno di sentirmi figlia amata, per poter essere madre accogliente". Ecco quindi lo sforzo che si richiede alle nonne e ai nonni: supportare le proprie figlie nel loro ruolo genitoriale, senza però sostituirsi, compromettendo così sia la propria relazione con la figlia, sia la relazione madre-bambino.

Come cambia il rapporto con gli amici? Quanto diventa strategico?

Il rapporto con i pari per le mamme adolescenti è fondamentale. Però, in un'epoca evolutiva dove il gruppo diviene opportunità di crescita e supporto, molto spesso la maternità può essere fonte di esclusione. Diventare mamme significa anche sentirsi fragili ed escluse: lo sono le mamme quarantenni nei loro contesti lavorativi, dove spesso lottano per essere riconosciute, e lo sono le mamme teen che non sempre ricevono la comprensione dei loro pari. È quindi importante favorire il mantenimento di una rete amicale e sociale, che possa aiutare la giovane madre nel suo processo di identità, dall'adolescenza all'età adulta. Inoltre, le amiche e gli amici possono anche offrire quella fiducia e intimità che soltanto i propri pari riescono a donare.

E infine il rapporto con il bambino, come una mamma teen può fare un buon lavoro?

Sicuramente se una mamma giovane "cresce" supportata da una rete familiare positiva, da un gruppo di pari del quale si sente parte, e da una scuola che la aiuta a guardare al futuro come anche realizzazione di sé, la maternità in età adolescenziale può essere affrontata positivamente. Tutto questo inevitabilmente ha una ricaduta positiva anche sullo sviluppo del neonato e sulla relazione madre-bambino: la spensieratezza di una madre adolescente, senza le sovrastrutture dell'età adulta, può essere un'opportunità per il bambino a vivere le proprie potenzialità e a mettersi in gioco passo dopo passo.



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venerdì 12 maggio 2017

Festa della mamma: le mamme desiderano più tempo

In occasione della festa della mamma, Houzz ha indagato all'interno della propria Community per scoprire cosa desiderano davvero le mamme


Milano, 12 maggio 2017 – Cosa desiderano davvero le mamme come regalo, in occasione della ricorrenza a loro dedicata? Alla vigilia della festa della mamma, Houzz - la piattaforma online leader mondiale nell'arredamento, progettazione e ristrutturazione d'interni e d'esterni - ha indagato all'interno della propria Community, scoprendo desideri e quotidianità.

Accessori per la casa, oggetti handmade o gesti romantici? Niente di tutto ciò. Quello che accomuna le mamme, più o meno giovani che siano, è una cosa sola: il desiderio di avere più tempo. Le mamme contemporanee individuano nel tempo un'esigenza prioritaria che può davvero rappresentare il regalo più gradito, perché i tempi moderni non rendono sempre facile la conciliazione tra famiglia e lavoro, o tra incombenze e momenti di puro piacere personale.

Ecco allora spiegato perché il 30% delle mamme della Community di Houzz dichiara di voler ricevere del tempo tutto per sé, per non rinunciare mai a coccole e vizi e godersi attimi di puro relax, staccando del tutto la spina, mentre un 27% desidera più tempo da passare con la propria famiglia, condividendo piacevoli momenti lontani dalla solita routine quotidiana. C'è anche chi non desidera altro che una cena a casa, rigorosamente cucinata da qualcun altro (16%) e chi dei fiori freschi per dare un tocco di colore agli ambienti della propria abitazione: un evergreen con il quale non si sbaglia davvero mai (15%).

Il tasto dolente invece, sembra essere sempre il solito: le pulizie!

Con il cambio di stagione, molti approfittano per far spazio nell'armadio ad abiti più leggeri. A volte risulta essere più un dovere che una scelta, il 45% della Community di Houzz dichiara infatti di essere costretto a fare il cosiddetto "cambio degli armadi" perché non ha spazio sufficiente, mentre il 29% lo fa perché ama avere sotto mano solo i capi che utilizza.

Di certo c'è che il decluttering dell'armadio risulta essere uno dei lavori peggio sopportati: il 36% desidererebbe una bacchetta magica per mettere ordine nell'armadio e sistemare con un solo gesto gli accumuli di vestiti di un intero anno. Il 28% desidererebbe invece i super poteri per pulire e rimuovere la polvere dagli angoli più difficili, risparmiando così tempo e fatica. Infine, c'è chi vorrebbe far sparire in un solo gesto il mucchio di biancheria in attesa di essere sistemata (12%) e chi, invece, vorrebbe liberarsi di scontrini, scartoffie e bollette ormai scadute (11%).

Ma come creare un angolo relax ideale per la mamma?

Leonora Sartori, Editor di Houzz Italia sottolinea che "le mamme spesso sono abituate a fare tutto per gli altri e apprezzeranno vedere/scoprire che qualcuno ha preparato un angolo speciale per loro. Certo, ogni mamma è diversa, ma alcuni dettagli sono universali."

Leonora consiglia pertanto di "puntare tutto su un'atmosfera cocoon: una seduta comoda, qualche cuscino, luci basse e candele profumate, un vaso di fiori freschi e per esempio delle buone cuffie audio per ascoltare la musica preferita e un tavolino dove appoggiare un libro o una rivista. Ricordatevi che anche i colori giocano un ruolo importante: ora sono tornati di moda quelli pastello, che ben si prestano a dar vita a un ambiente distensivo".

 
A proposito di Houzz

Houzz è la piattaforma online leader mondiale nella ristrutturazione e nel design che fornisce agli utenti tutto ciò che hanno bisogno per migliorare la propria casa da web o da mobile.

Dal rinnovo di una piccola stanza alla costruzione di una casa su misura, Houzz mette in contatto milioni di proprietari di case e appassionati di design con professionisti per la casa in tutto il paese e in tutto il mondo.

Con il più grande database globale di progettazione e design, e una comunità in fermento in grado di sfruttare al meglio la tecnologia, Houzz è il modo più semplice per trovare l'ispirazione, ricevere consigli e contattare i professionisti per trasformare la casa dei propri sogni in realtà.

Con sede principale a Palo Alto, Houzz ha uffici internazionali a Londra, Berlino, Sydney, Mosca, Tokyo e Bangalore. Houzz e il logo sono registrati a livello internazionale da Houzz Inc.

14 maggio Festa della mamma | 1,77 % DELLA POPOLAZIONE LE MAMME TEEN ITALIANE | 0,3 % IN LOMBARDIA

14 maggio | Festa della mamma
OSSERVATORIO CENTRO STUDI ERICKSON
LA MATERNITA’ ADOLESCENZIALE:
TRA RISCHI, FRAGILITA’ E OPPORTUNITA’

Nel mondo, ogni anno, circa 16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni diventano madri. In Italia nel 2015 sono nati 485.780 bambini, di cui l’8,3% da madri sui 40 anni e il 10,3% da madri sotto i 25 anni. Le mamme teen italiane rappresentano l’1,77% della popolazione: la regione che ne ha di più è la Sicilia, con l’1,2%, mentre quella che ne registra di meno è la Lombardia con lo 0,3%. Campania e Puglia segnano lo 0,8%, Calabria e Sardegna lo 0,5%.

Le ricadute per la mamma e il bambino possono essere di diversa entità e meritano quindi particolare attenzione. È per questo che il Centro Studi Erickson, nell’ambito del 2° Convegno Internazionale #Supereroifragili, svoltosi a Rimini il 5 e 6 maggio, ha voluto dare spazio a questo tema presentando i dati della ricerca congiunta tra Università La Sapienza di Roma, la York University di Toronto e l’azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma. 

Da questa ricerca emerge come queste giovani madri vivano la maternità come l’acquisizione di uno status adulto ma abbiano anche una grande difficoltà a distinguere se stesse dal proprio bambino e a prendere consapevolezza che è il proprio bambino e non ad esempio un fratello

Inoltre diventa molto complicato assumersi quelle che sono le responsabilità materne soprattutto vivendo il doppio ruolo di madre e ragazza allo stesso tempo.

Come aiutare e supportare, quindi, le giovani mamme? Lo abbiamo chiesto a Gina Riccio, Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica, Clinica e dello Sviluppo che durante il convegno ha presentato e commentato la ricerca:
“L’aiuto che possiamo dare a queste giovani madri è sicuramente, da una parte, un supporto concreto nel gestire il proprio bambino e nell’assumere il ruolo di madri; dall’altra l’attivazione in ciascuna mamma di un pensiero che possa accompagnarle in una progettualità per il futuro, proprio (come donne e compagne di vita) e del bambino, in una prospettiva di prevenzione di possibili comportamenti a rischio”.

E per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, come si concilia la vita di una sedicenne con quella di un neonato?
“È possibile conciliare le due cose, nel momento in cui la giovane mamma si apra ad accogliere la responsabilità di una nuova vita anche nella sua complessità e necessità di aiuto esterno. Allo stesso tempo è importante che accetti la sfida evolutiva che ogni adolescente è chiamato a vivere: una maturità psicologica che nasce da un processo di separazione-individuazione dalla propria famiglia e dal proprio pensiero infantile, raggiungendo gli obiettivi tipici della propria età (es. finire la scuola, dare il via a progetti professionalizzanti e iniziare a lavorare)”.

Il mondo degli adulti come può aiutare le ragazze a prevenire gravidanze precoci?
La prevenzione possiamo principalmente pensarla in due contesti: da una parte la famiglia, a cui ogni adolescente chiede un limite (dato da regole e “no” che aiutano a diventare grandi) e uno sguardo dove poter crescere e sentirsi riconosciuto; dall’altra la scuola, che può fin da subito notare nel suo quotidiano campanelli d’allarme (es. insuccesso scolastico, problemi comportamentali, famiglie assenti e/o che vivono in situazioni di precarietà economica e sociale) che possono favorire gravidanze precoci o relazioni romantiche disfunzionali.

E la famiglia? Come può essere di aiuto? 
La famiglia è chiamata a fornire uno sguardo non “giudicante”, ma accogliente, di supporto a cui la giovane madre possa attingere per costruire la sua relazione con il proprio bambino. Spesso le mamme adolescenti richiedono alle proprie mamme una maggior “maternità”: ovvero è come se dicessero “ho bisogno di sentirmi figlia amata, per poter essere madre accogliente”. Ecco quindi lo sforzo che si richiede alle nonne e ai nonni: supportare le proprie figlie nel loro ruolo genitoriale, senza però sostituirsi, compromettendo così sia la propria relazione con la figlia, sia la relazione madre-bambino.

Come cambia il rapporto con gli amici? Quanto diventa strategico?
Il rapporto con i pari per le mamme adolescenti è fondamentale. Però, in un’epoca evolutiva dove il gruppo diviene opportunità di crescita e supporto, molto spesso la maternità può essere fonte di esclusione. Diventare mamme significa anche sentirsi fragili ed escluse: lo sono le mamme quarantenni nei loro contesti lavorativi, dove spesso lottano per essere riconosciute, e lo sono le mamme teen che non sempre ricevono la comprensione dei loro pari. È quindi importante favorire il mantenimento di una rete amicale e sociale, che possa aiutare la giovane madre nel suo processo di identità, dall’adolescenza all’età adulta. Inoltre, le amiche e gli amici possono anche offrire quella fiducia e intimità che soltanto i propri pari riescono a donare.

E infine il rapporto con il bambino, come una mamma teen può fare un buon lavoro?
Sicuramente se una mamma giovane “cresce” supportata da una rete familiare positiva, da un gruppo di pari del quale si sente parte, e da una scuola che la aiuta a guardare al futuro come anche realizzazione di sé, la maternità in età adolescenziale può essere affrontata positivamente. Tutto questo inevitabilmente ha una ricaduta positiva anche sullo sviluppo del neonato e sulla relazione madre-bambino: la spensieratezza di una madre adolescente, senza le sovrastrutture dell’età adulta, può essere un’opportunità per il bambino a vivere le proprie potenzialità e a mettersi in gioco passo dopo passo.

Maternità in Italia: Save the Children, il Trentino Alto Adige la migliore regione dove essere mamme, la Sicilia all’ultimo posto

L'equilibrio tra vita lavorativa e carichi familiari la sfida più grande per le donne italiane che scelgono di diventare madri nel II Rapporto "Mamme equilibriste".

In Italia senza un'occupazione il 42% delle donne nella fascia 25-49 anni contro il 22% degli uomini e al 117 ° posto per disparità di genere negli indicatori relativi al mercato del lavoro e alle opportunità economiche femminili

 

Diventano madri sempre più avanti negli anni (31,7 l'età media al parto), spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari (l'Italia occupa il penultimo posto per tasso di occupazione femminile nell'UE a 28 Paesi) e di un welfare che non riesce a sostenere le donne che decidono di mettere al mondo un bambino. È questo il quadro che emerge dal II Rapporto "Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro" sulla condizione materna in Italia, diffuso oggi da Save the Children, alla vigilia della Festa della Mamma. 

I tre indicatori di cura, lavoro e servizi per l'infanzia della seconda edizione del Mothers' Index (Indice della Madri) italiano[1] sottolineano come la scelta di diventare madre nel nostro Paese possa pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna a seconda della regione nella quale viene messo al mondo un figlio. Dal Rapporto di Save the Children emerge infatti, come ci siano degli squilibri regionali evidenti tra le regioni del Nord, più virtuose rispetto alle regioni del Sud, dove la condizione delle madri fatica a migliorare.

Infatti, il Trentino-Alto Adige (1°), anche quest'anno si conferma la regione "mother friendly" per eccellenza, seguita da Valle d'Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°), Lombardia (4°) e Piemonte (5°). Emblematico il caso del Veneto, che rispetto allo scorso anno, sale di tre posizioni (dal 9° al 6° posto). È la Sicilia (20°) a registrare la performance peggiore a livello nazionale, preceduta da Calabria (19°), Puglia (18°), Campania (17°) e Basilicata (16°). Per quanto ci siano regioni, come quella siciliana, con un dato complessivo negativo, bisogna comunque sottolineare come altre abbiano invece evidenziato un abbassamento delle performance pur mantenendo delle posizioni medie, come Liguria (11°) e Toscana (8°) che perdono ben 3 posizioni rispetto al 2016 o la Puglia che ne perde due.

"La condizione delle madri in Italia è ancora critica. Il divario tra Nord e Sud è drammatico e inaccettabile. Ed in ogni caso, anche nelle regioni del Nord, siamo ancora lontani da un modello virtuoso che renda la maternità una risorsa piuttosto che un impedimento. Serve un impegno collettivo delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti per permettere alle mamme di vivere la gioia della maternità senza rinunciare alla propria vita professionale e sociale" dice Raffaela Milano Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l'Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti.

Un'Italia divisa tra cura, lavoro e servizi per l'infanzia

L'Indice delle Madri di Save the Children evidenzia lo stesso divario Nord-Sud anche nelle tre aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l'infanzia.

Per quanto riguarda la cura[2], un insieme di indicatori che mettono in corrispondenza i tassi di fecondità delle donne con la distribuzione interna del lavoro di cura del contesto familiare diviso per entrambi i partner con una occupazione, la Lombardia risulta non solo la regione più virtuosa, ma anche quella che, assieme ad Umbria (9°) e Calabria (17°) ha ottenuto un forte miglioramento dovuto soprattutto ad un abbassamento significativo dell'indice di asimmetria (distribuzione della cura e del lavoro familiare tra donne e uomini). La Sicilia, fanalino di coda della classifica generale stilata da Save the Children, mostra segni di miglioramento esclusivamente per quanto riguarda l'area della cura, per la quale occupa una posizione intermedia (12°).

I dati sull'impiego femminile[3] rispecchiano a grandi linee l'indice generale di Save the Children, con Trentino-Alto Adige (1°), Valle d'Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°) e Lombardia (4°) rispettivamente alle prime posizioni; questo mostra come anche nelle regioni dove l'occupazione femminile è in aumento, i territori non riescono ad essere efficaci nel colmare il divario di genere. L'area dei servizi per l'infanzia[4], cioè quell'area che monitora la competitività delle regioni in base agli asili nido e ai servizi integrativi ed innovativi per la prima infanzia offerti, conferma Valle d'Aosta (1°) e Trentino-Alto Adige (2°) come migliori. Emblematico il caso della Toscana che, rispetto alle altre due aree di indicatori, in quella dei servizi all'infanzia si posiziona tra le prime cinque regioni virtuose. L'Emilia Romagna (9°) invece, rispetto al 2016 peggiora la sua condizione sui servizi, abbassando la performance di ben tre posizioni.

 

L'occupazione femminile: una criticità irrisolta

Anche quest'anno, il Rapporto "Mamme equilibriste" di Save the Children, restituisce un panorama, per quanto sintetico, della condizione delle mamme in Italia. Da questa analisi, emerge come l'occupazione femminile rappresenti ancora una delle criticità strutturali. Le disparità salariali, i part-time, le riduzioni dell'orario di lavoro, i contratti precari sono spesso le situazioni alle quali le donne devono adattarsi per non perdere il proprio posto nel mercato del lavoro. In questo quadro, la conseguenza più diretta è un abbassamento del livello di qualità della vita che spesso pregiudica scelte familiari e riproduttive. Inoltre, rispetto ai loro colleghi uomini, in Italia le donne vengono pagate meno, una condizione che le rende vulnerabili e a rischio di povertà.

L'Italia, infatti, si colloca alla 27a posizione (UE 28), seguita solo dalla Grecia per quanto riguarda l'occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni[5].

A livello mondiale[6], sul divario di genere, il nostro Paese si posiziona al 50° posto complessivo su 144, con una forte flessione rispetto al 2015 quando era alla 41a posizione. Un risultato negativo che riguarda soprattutto gli indicatori relativi al mercato del lavoro e alle opportunità economiche per le donne che lo vedono crollare al 117° posto.

In Italia, le donne in questa fascia d'età sono occupate per il 57,9% contro il 77,9% di uomini della stessa età. Con l'aumentare del numero di figli, aumentano anche le possibilità di rimanere disoccupate. In Italia, si passa da un tasso occupazionale del 58,4% per le donne con un figlio (72,5% la media UE28), al 54,6% per quelle con due bambini (71% la media UE28) fino al 41,4% per quelle con tre o più figli (54,9% la media UE28). Invece gli uomini registrano tassi occupazionali rispettivamente dell'82,1%, dell'86,7% e dell'82,9%[7]. Mentre la popolazione tende ad invecchiare, l'età delle neomamme aumenta in tutta Europa. L'Italia occupa il penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, con una media di anni al parto di 31,7 contro quella europea di 30,5[8]. In diminuzione nel nostro Paese le mamme sotto i 18 anni, che nel 2015 sono 1.739 contro le 1.981 dell'anno precedente.

In Italia molte donne, spesso sole (anche a causa dell'aumento dei divorzi e delle separazioni[9]), si trovano a dover sopperire ad un welfare carente e a doversi occupare di genitori anziani e di figli piccoli in un'età sempre più adulta.

Sono circa 8 milioni, infatti, le madri tra i 25 e i 64 anni che convivono con figli under 15 o tra i 16 e i 25 anni ancora economicamente dipendenti[10]. Le incombenze della cura familiare si concentrano maggiormente sulle mamme con il figlio più piccolo sotto i 5 anni (2,7 milioni), su quelle con il figlio più piccolo tra i 6 e gli 11 anni (2 milioni) e su quelle con il figlio più piccolo oltre i 12 anni (3,2 milioni); anche se le maggiori criticità relative al carico di cura pesano soprattutto sulle mamme con tre o più figli (646mila) e su quelle con due figli dei quali quello più piccolo è sotto i 5 anni (1,1 milioni). Se si sommano a questi dati quelli sulla cura di persone anziane, il risultato è allarmante: la media complessiva del lavoro di cura di bambini 0-4 anni e anziani over 80 che grava sulle donne in Italia tra i 15 e i 64 anni è del 33,8% e aumenterà nel 2036 arrivando al 46,2%[11] (a meno che, come è auspicabile, non si rafforzi nel frattempo la rete di welfare e cambi in modo significativo la distribuzione dei carichi di cura tra donne e uomini).

Un trend, quello del carico della cura familiare, che passa di donna in donna come una staffetta obbligata e viene chiamato global care chain (catena della cura globale)[12] e che vede le donne come caregivers, siano esse componenti della famiglia oppure no. Le donne italiane, a causa del loro ingresso nel mondo del lavoro e del mancato welfare a loro supporto, sono costrette a delegare altre donne spesso provenienti da Paesi economicamente meno avanzati, la cura di figli ed anziani. Queste stesse donne, sono costrette a lasciare la propria famiglia nel Paese di provenienza e a delegare a loro volta altre donne all'accudimento dei bambini o degli anziani.

Politiche, buone pratiche e raccomandazioni

"Gli interventi a sostegno della maternità, della natalità, sia inerenti al welfare che ad altri strumenti di conciliazione, sono fondamentali per dare modo alle donne di bilanciare la vita privata e familiare con quella lavorativa. Un equilibrio che purtroppo, in Italia sembra ancora un lontano traguardo. Congedi parentali ai padri, lavoro agile[13], accessi al nido e ad altri servizi di assistenza all'infanzia, sono supporti essenziali per le famiglie. Alcuni Paesi europei, come Svezia e Finlandia, prevedono quote di congedo parentale riservate esclusivamente alle madri e ai padri, che devono essere utilizzate obbligatoriamente, pena la perdita del diritto. Quando questi congedi vengono attribuiti direttamente ai papà e non alla famiglia, come invece avviene in Austria o in Polonia, si è visto come gli uomini ne usufruiscano in quota maggiore." aggiunge Raffaela Milano.   

In UE i padri tendono ad usufruire del congedo parentale ancora poco con medie che vanno dal 20% al 30% (in Italia si arriva al 10%)[14]. In Germania la parental allawance ha permesso al 34% dei padri tedeschi di passare a casa in media 3,1 mesi[15] nei primi anni di vita del figlio. In Italia il congedo di paternità prevede solo due giorni di congedo obbligatorio più altri due facoltativi. Con la Legge di Bilancio del 2017 è previsto un ulteriore giorno di congedo retribuito al 100%[16], ma molto va ancora fatto per incentivare il ruolo degli uomini nel lavoro di cura, a partire dallo sviluppo di un forte impegno a livello culturale e legislativo per aumentare il coinvolgimento dei padri nel lavoro familiare

Il part time, spesso unica alternativa per le donne occupate che decidono di mettere al mondo un figlio, presenta alcuni aspetti negativi. Infatti, mentre da una parte garantisce la possibilità di prendersi cura dei figli, dall'altra, limita la crescita professionale relegando spesso le donne a ruoli marginali o più bassi rispetto agli uomini. In Italia, più di una donna su 3 (34,6%) ne usufruisce, contro una media UE-27 del 30%. Con l'aumentare del numero di figli, aumenta anche la percentuale di donne che fa ricorso a questo orario di lavoro, passando dal 36,8% delle donne con un figlio al 41,2% delle donne con due figli fino al 43,1% delle donne con tre o più figli.

Nella conciliazione tra vita e lavoro per le donne, ruolo fondamentale riveste l'accesso al nido e ai servizi di assistenza all'infanzia. Diversi studi[17] evidenziano come anche lo sviluppo del bambino sia strettamente legato alla frequenza dell'asilo nido. Solo 9 paesi in UE hanno raggiunto l'obiettivo del 33% di bambini sotto i 3 anni che frequentano il nido[18]. L'Italia è di poco sopra il 27% considerando il cumulo di presenze nei nidi pubblici e in quelli privati. Il dato che riguarda l'utenza effettiva dei soli asili pubblici in Italia è preoccupante, la media nazionale è solo del 12,9%[19]. Negli ultimi anni, nel nostro Paese sono state approvate leggi a sostegno delle famiglie, che mirano a combattere le difficoltà anche economiche di chi decide di mettere al mondo un figlio[20]. Tuttavia, il più delle volte si tratta di bonus e misure una tantum che non rafforzano la rete strutturale dei servizi. L'Organizzazione auspica, invece, che sia garantito a tutti i bambini un servizio educativo, con la necessaria copertura dei posti e adeguati standard qualitativi. È necessario, inoltre, sostenere il rafforzamento delle competenze femminili, intervenendo sul divario di genere ancora presente nei percorsi educativi e scolastici, per quanto riguarda in particolare le materie scientifiche, incentivando il lavoro di cura dei padri e rafforzando il sistema di tutela delle lavoratrici attraverso strumenti di conciliazione, quali flessibilità degli orari e lavoro agile. A tal fine è necessario introdurre un sistema di certificazione (family audit) per valutare le politiche aziendali, premiando con incentivi fiscali le migliori prassi che favoriscono la conciliazione tra famiglia e lavoro.

Fiocchi in Ospedale e Spazi Mamme, Save the Children a sostegno mamme e bambini

In Italia Save the Children svolge numerosi progetti a sostegno delle donne in gravidanza e delle neomamme. Dal 2012 in 8 Ospedali italiani, Save the Children ha avviato il progetto Fiocchi in Ospedale che supporta e favorisce l'incontro tra professionisti di settore e neomamme o donne in gravidanza. Uno spazio dove le mamme possono trovare sostegno alla gravidanza, consigli e indicazioni perché il bambino fin dai primi giorni sia accolto in un ambiente sano e protetto.

Il progetto è presente nei reparti maternità degli ospedali Sacco e Niguarda di Milano, Ospedale Cardarelli di Napoli, Ospedale Maria Vittoria di Torino, Policlinico di Bari, San Camillo, San Giovanni e Gemelli di Roma. Il Progetto Fiocchi in Ospedale ha raggiunto oltre 20 mila beneficiari adulti e 12482 bambini dall'avvio del progetto.

A Torino, Milano Napoli, Bari e Palermo Save the Children ha aperto 8 Spazi Mamme, dove i genitori possono trovare sostegno alla genitorialità e alla cura dei propri figli. Il progetto mira a contrastare gli effetti della povertà minorile e prevenire la povertà educativa. A dicembre 2016, gli Spazi Mamme di Save the Children hanno raggiunto 18732 dei quali 9146 minori.

Dati che sottolineano come, in Italia, le donne abbiano sempre più bisogno di sostegno in una fase delicata come quella della maternità.  

 


[1] Elaborazione Save the Children su dati Istat, cfr. pagg. 47 e ss del Rapporto

[2] L'area relativa alla Cura vuole mettere in evidenza un dato del contesto relativo alla scelta di maternità delle donne in Italia (tasso di fecondità) e alla distribuzione interna alle coppie del lavoro di cura, rispetto alle realtà familiari dove entrambi i partner lavorano (indice di asimmetria nel lavoro familiare per le coppie con donne di 25-64 anni con entrambi i partner occupati).

[3] L'area riferita al Lavoro prende in considerazione in termini positivi il tasso di occupazione femminile, e in termini negativi, il tasso di mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Pur non essendo tale dato specificamente riferito alle madri, la lettura circoscritta alle fasce d'età 25-34 e 44-54 anni, consente di prendere in considerazione le generazioni di donne maggiormente coinvolte nella maternità o che potenzialmente lo potrebbero essere.

[4] L'area dei Servizi vuole esaminare la competitività territoriale delle nostre regioni rispetto ai principali servizi di cura per l'infanzia. Si sono quindi selezionati gli indicatori della presa in carico degli utenti per gli asili nido e per i servizi integrativi ed innovativi per la prima infanzia, oltre alla percentuale di bambini tra i 4 e i 5 anni che frequentano la scuola dell'infanzia. In particolare, per quanto riguarda gli asili nido e i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, si è ritenuto di utilizzare il solo indicatore relativo ai servizi pubblici, al netto di quelli privati, per sottolineare la competitività territoriale del welfare pubblico e per mantenere le possibilità di confronto con l'indicatore del 2016.

[5] Età nella quale le madri di figli minori sono più concentrate, Dati Eurostat 2016, Database. 

[6] World Economic Forum, "The Global Gender Gap Report 2016", http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2016/economies/#economy=ITA

[7]Eurostat, Database: "Employment rate of adults by sex, age groups, educational attainment level, number of children and age of youngest child (%)" 2014, https://ec.europa.eu/eurostat/data/database

[8]Eurostat, "Fertility Statistics", 2017 http://ec.europa.eu/eurostat/data/database, dove il livello di sostituzione (2,1 figli) si riferisce al tasso di fecondità necessario affinché una popolazione si riproduca.

[9] In Italia, incremento dei divorzi del 57% nel 2015 rispetto al 2014, mentre le separazioni aumentano del 2,7% nel 2015 rispetto al 2014. Istat, "Matrimoni, separazioni e divorzi - Anno 2015", 2016 https://www.istat.it/it/files/2016/11/matrimoni-separazioni-divorzi-2015.pdf?title=Matrimoni%2C+separazioni+e+divorzi+-+14%2Fnov%2F2016+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf

[10] Eurostat, Database: "Population by household composition and number or age of youngest child, number of persons by sex, age groups, household composition and working status", http://ec.europa.eu/eurostat/data/database

[11] La media è ottenuta sommando il numero assoluto di bambini 0-4 anni e di anziani over 80anni a carico ogni 100 donne

[12] Il termine "Global Care Chain" è stato coniato da ArlieHochschild e indica "una serie di legami personali tra persone di tutto il mondo, basato sul lavoro di cura pagato o non pagato". http://www.ikigender.org/wiki/global-care.chain/

[13] Per lavoro agile si intende "una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato priva di precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro e caratterizzata dall'utilizzo di strumenti tecnologici; la prestazione viene eseguita, in parte all'interno di locali aziendali e in parte all'esterno, senza una postazione fissa, nel rispetto dei soli limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale", def. art.1 DDL S2233 "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato".

[14]OCSE, Policy Brief "Parental leave: Where are the fathers?", 2016, https://www.oecd.org/policy-brief/parental-leve-where-are -the-fathers.pdf

[15]Commissione Europea, "2017 Report on the equality between women and men in the EU" 2017 https://ec.europa/newsroom/document.cfm?doc_id=43416

[16]"Legge di Bilancio 2017, le misure per la famiglia e il sostegno alla natalità", http://www.governo.it/approfondimento/legge-di-bilncio-2017-le-misure-la-famiglia-e-il-sostegno-alla-natalit/6549

[17]Tra gli altri, cfr. Laurin J.C., "Child Care Services, Socioeconomic Inequalities, and Academic Performance", 2015, http://www.pediatrics.org/cgi/doi/10.1542/peds.2015-0419

[18]Gli obiettivi di Barcellona prevedevano che fosse garantito l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i tre anni di età e ad una educazione prescolastica ad almeno il 90% dei bambini tra i 3 anni e l'età scolare entro il 2010.Dieci Paesi, tra i quali l'Italia, hanno raggiunto l'obiettivo della copertura al 90% per i bambini dai tre anni di età fino a quella scolare nella scuola dell'infanzia.

[19] Dati Istat 2013

[20]In Italia con la legge di stabilità 2017, è stata prorogata la possibilità per le mamme lavoratrici autonome e dipendenti, di usufruire del bonus baby sitting e asilo nido, con un tetto massimo di 600 euro da spendere per un periodo di 11 mesi dal congedo obbligatorio per servizi di baby-sitting o servizi per l'infanzia. Il bonus nido 2017 che ammonta a 1000 euro l'anno per tre anni, sostiene le famiglie nel pagamento delle rette degli asili. Il bonus bebè 2017 è invece un assegno mensile del quale possono usufruire famiglie con un figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. 



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