"Mothers. L'Amore che cambia il mondo."
Un incontro per parlare dei diritti, troppo spesso negati, delle mamme che in Italia e nel Sud del Mondo, spesso da sole, devono farsi carico dell'intero nucleo familiare.
Nello studio fotografico del maestro Renato Marcialis, cinque donne hanno parlato di come ripartire dalla maternità:
Anna Maria Fellegara, Vice Presidente di WeWorld; Riccarda Zezza, autrice di "Maam. La maternità è un master che rende più forti uomini e donne"; Monica Weisz, Responsabile Progetti Africa WeWorld, Laura Ballio e Giusi Fasano del Corriere della Sera e autrici di "Maternità. Il tempo delle nuove mamme".
Madrina della serata Francesca Senette, giornalista televisiva e amica speciale di WeWorld. Un ringraziamento speciale al maestro Renato Marcialis, Blink Agency, Sisal Pay, Iolà, Cantina Le Manzane e Thun.
L'incontro è stata l'occasione per parlare dei diritti, troppo spesso negati, delle mamme che in Italia e nel Sud del Mondo, spesso da sole, devono farsi carico dell'intero nucleo familiare.
Il nostro Paese, ad esempio, detiene il triste primato dei mancati rientri al lavoro dopo la maternità.
WeWorld, organizzazione che da oltre 15 anni si occupa di difendere i diritti dei bambini e delle donne più vulnerabili in Italia e nel sud del mondo, ha lanciato nel 2013 una importante campagna di sensibilizzazione per difendere i diritti delle mamme, che prosegue tutt'ora. Crediamo infatti che per cambiare la vita di un bambino sia necessario cambiare le condizioni di vita di una donna.
"Ci siamo chiesti se ci fosse davvero ancora bisogno, oggi, di parlare di maternità e riaffermare i diritti delle donne che sono anche madri. Noi siamo convinti di sì, perché non possiamo restare indifferenti quando ogni giorno, nel mondo, 800 donne muoiono per cause legate al parto; quando in Italia rientrare al lavoro dopo aver avuto un figlio è considerato un privilegio. Nel nostro Paese il sostegno alle mamme lavoratrici è molto carente, e questo è ancora più preoccupante quando sono loro le uniche a farsi carico della gestione della famiglia e dell'educazione dei figli" - ha raccontato Anna Maria Fellegara - "In molti paesi (anche in quelli più poveri in cui siamo presenti) infatti è normale che una mamma lavori, ma concretamente questo cosa comporta? A cosa devono rinunciare le madri per conciliare maternità e lavoro? Con questa campagna di sensibilizzazione vogliamo portare in luce le difficoltà di una mamma ad affermarsi come donna, sul piano sociale e lavorativo.
E io, che sono mamma, so bene quanto difficile sia conciliare lavoro e famiglia, impegno sociale e compiti dei bambini, performance economiche con gli spaghetti al pomodoro. Difendere i diritti delle mamme significa garantire i diritti delle donne: vedere il loro benessere (sotto il profilo della salute, educativo, sociale, lavorativo) solamente in funzione dei diritti dell'infanzia rischia di costringere la donna nel ruolo di addetta all'assistenza dei figli e non come portatrice di diritti propri. Una mamma è prima di tutto una donna".
Un'idea regalo perfetta per celebrare la propria mamma e portare un po' dell'amore con cui vi ha cresciuto a una donna che in Kenya lotta per portare alla luce il proprio bambino. È possibile anche scaricare dal sito un biglietto d'auguri da consegnare proprio l'8 maggio.
I fondi raccolti serviranno per realizzare il reparto maternità all'interno dell'ospedale di Ewaso Ngiro, in Kenya, che potrà finalmente essere ristrutturato e allestito con indispensabili apparecchiature e presidi medici.
L'obiettivo è creare finalmente nuovi spazi dedicati alle cure prenatali, postnatali e pediatriche. Nascere a Ewaso Ngiro infatti è una sfida che ogni giorno centinaia di giovani donne affrontano da sole, senza alcun aiuto o supporto medico, per dare alla luce i loro bambini.
Una sfida che centinaia di neonati sono costretti ad accogliere sin dal primo respiro, dal momento stesso in cui aprono gli occhi sul mondo. è una sfida per la sopravvivenza che troppe volte mette in pericolo la vita delle mamme e dei neonati partoriti nella solitudine e nella paura di non farcela, di non riuscire a sopportare le complicazioni di un parto difficile.
Nessun commento:
Posta un commento