Una nuova eclatante ricerca dimostra scientificamente che gli involucri sono difettosi e mettono le donne in pericolo
Lo scandalo scoppiato nel 2011 delle protesi PIP, le protesi mammarie d'origine francese ritenute pericolosissime per la salute e sulle quali pende un'inchiesta giudiziaria che ha segnato le cronache mondiali, dopo un silenzio durato alcuni mesi viene oggi rilanciato in maniera eclatante sulla stampa britannica.
I più importanti medici britannici hanno, infatti, chiesto al governo di autorizzare la rimozione delle protesi PIP impiantate su 50.000 donne a seguito di una nuova ricerca che dimostra scientificamente che i loro involucri sono difettosi.
I gusci protettivi del silicone, come già evidenziato dall'inchiesta giudiziaria francese che aveva portato all'arresto del fondatore dell'azienda produttrice, Jean-Claude Mas, sono più propensi a degradare rispetto a quelli utilizzati in altri, sottoponendo al rischio, le donne che hanno ricevuto l'impianto, che la sostanza contenuta si disperda nel loro organismo. Peraltro, era già stato dimostrato che essi avevano più del doppio delle probabilità di rottura di altri impianti e che erano pieni di silicone industriale utilizzato nella produzione di materassi.
I medici che hanno condotto lo studio, tra cui il professore in nanotecnologie Alexander Seifalian e il top chirurgo plastico professor Peter Butler, hanno quindi affermato la necessità che tutti le protesi dovessero essere spiantate dai seni che le avevano ricevute.
L'ex presidente dell'associazione britannica dei chirurghi plastici estetici, Nigel Mercer, ha, peraltro, corroborato questa tesi secondo cui se se si hanno problemi con il guscio esterno di un impianto, lo stesso poi agirà come un colabrodo e il silicone si disperderà nel corpo.
I test sulle diverse partite di questi impianti è stato inutile, così non è possibile sapere quali donne potrebbero essere maggiormente a rischio. Insomma, è una sorta di lotteria.
È giusto, quindi, sostenere ed invitare tutte le donne ad espiantarle.
Finora le donne cui erano state impiantate si erano lamentate di vari problemi, tra cui l'ingrossamento dei linfonodi, grumi e dolori nei loro seni.
Ma nonostante ciò, mentre le autorità francesi avevano accettato di rimuovere a carico del Servizio Sanitario Nazionale le protesi da tutte le donne a titolo di misura preventiva, le istituzioni sanitarie di altri paesi tra cui Regno Unito ed Italia hanno continuato a insistere che non ci sono prove sufficienti per raccomandare loro rimozione ordinaria.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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