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giovedì 2 agosto 2012

Allattamento. Solo il 39% delle mamme allatta al seno.


Allattamento. Solo il 39% delle mamme allatta al seno. Il 20esimo anniversario della Settimana Mondiale dell'Allattamento al Seno dell'Unicef. In Italia si fa troppo poco per invogliare le mamme all'allattamento. Ancora troppe si rivolgono al latte artificiale anche quando potrebbero allattare

Non lo dicono solo le nostre nonne che l'allattamento al seno in maniera esclusiva può prevenire una serie di malattie come diarrea e polmonite. Sono gli studi scientifici a stabilirlo, ma nonostante ciò, ancora troppe mamme si ostinano ad utilizzare il latte artificiale quando invece potrebbero  allattare al seno i propri pargoli. Solo nei paesi in via di sviluppo, il tasso di allattamento per così dire "naturale" sarebbe passato dal 32% nel 1995 al 39% nel 2010.

Basti pensare che già nel 2008 la rivista "Lancet Nutrition Series" aveva evidenziato, attraverso la pubblicizzazione di una ricerca in tal senso, che un bambino non allattato al seno corre un rischio 14 volte più alto di morire nei primi sei mesi di vita rispetto ad un coetaneo allattato esclusivamente al seno.

Per invogliare e sostenere l'allattamento al seno, ogni anno da 20 anni l'Unicef ha ben pensato di organizzare una settimana dedicata alla promozione di questa prassi naturale. Proprio in questi giorni, infatti, è in corso la 20esima Settimana Mondiale dell'Allattamento al Seno, celebrata in ben 170 Paesi del mondo.

Con l'occasione il direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake, ha ufficialmente sostenuto  che "Se l'allattamento al seno fosse stato promosso in modo più efficace e le donne fossero state protette dal marketing aggressivo dei sostituti del latte materno, oggi molti più bambini sarebbero sopravvissuti e cresciuti, ci sarebbe stata una minore incidenza di malattie e tassi più bassi di malnutrizione e arresto della crescita". E per di più ha affermato l'esponente dell'organizzazione internazionale: "l'allattamento al seno deve essere valutato come un vantaggio per salute, ma anche come un risparmio a lungo termine per i Governi".

Da segnalare a tal proposito, per trarne esempi virtuosi da importante nel Nostro Paese, a volte un po'  sordo alle istanze che vengono persino da autorevoli istituzioni internazionali, quali l'Unicef, anche in materia di salute, la  battaglia intrapresa dal sindaco di New York Michael Bloomberg che ha avviato da tempo una sorta di giusta battaglia salutista per rendere migliore la vita dei suoi concittadini.

E quindi, dopo aver bandito le sigarette da ristoranti, bar, parchi e spiagge, passando per la lotta alle bibite ipercaloriche, infine ha iniziato ad adottare una serie di misure per tutelare i neonati.

Già dal prossimo settembre, infatti, per incentivare il ritorno all'allattamento al seno, la maggior parte degli ospedali della Grande Mela adotterà una serie di misure per rallentare l'utilizzo del latte artificiale. Un'iniziativa che a detta del quotidiano locale "New York Post", sarebbe la più restrittiva in materia di tutti gli USA.

Basti pensare che a partire dal 3 settembre, in ben 27 dei 40 ospedali della città sarà sottoposto a monitoraggio il numero di bottiglie di latte artificiale acquistate ed utilizzate, e andrà motivata con un parere medico ogni razione data ad un neonato. In buona sostanza il dottore dovrà firmare un'apposita richiesta come avviene per gli altri farmaci con ricetta. Non si tratta, quindi, di una messa al bando del latte artificiale, ma di un semplice escamotage, che rendendo, di fatto, più complicato il ricorso al latte artificiale, serve in realtà ad istruire le mamme sulla migliore opzione da offrire per il bene dei propri figli.

Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" sorpreso che analoga attenzione non sia stata dimostrata dall'attuale Ministro della Salute Balduzzi, si aspetta che iniziative simili vengano prese nell'immediato anche in Italia, ragion per cui rivolge un appello per affrontare con eguale impegno una scelta, quale quella d'invogliare all'allattamento "naturale", che porterebbe non solo  un miglioramento delle condizioni di vita dei più piccoli, ma evidenti risparmi per il Nostro  Welfare e quindi per tutta la collettività.

 




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