Allattamento.  Solo il 39% delle mamme allatta al seno. Il 20esimo anniversario della  Settimana Mondiale dell'Allattamento al Seno dell'Unicef. In Italia si fa  troppo poco per invogliare le mamme all'allattamento. Ancora troppe si  rivolgono al latte artificiale anche quando potrebbero allattare
    Non lo dicono solo le  nostre nonne che l'allattamento al seno in maniera esclusiva può  prevenire una serie di malattie come diarrea e polmonite. Sono gli studi  scientifici a stabilirlo, ma nonostante ciò, ancora troppe mamme si ostinano ad  utilizzare il latte artificiale quando invece potrebbero  allattare al seno i  propri pargoli. Solo nei paesi in via di sviluppo, il tasso di allattamento per  così dire "naturale" sarebbe passato dal 32% nel 1995 al 39% nel  2010. 
    Basti pensare che già nel  2008 la rivista "Lancet Nutrition  Series" aveva evidenziato, attraverso la pubblicizzazione di  una ricerca in tal senso, che un bambino non allattato al seno corre un rischio  14 volte più alto di morire nei primi sei mesi di vita rispetto ad un coetaneo  allattato esclusivamente al seno.
    Per invogliare e  sostenere l'allattamento al seno, ogni anno da 20 anni l'Unicef ha  ben pensato di organizzare una settimana dedicata alla promozione di questa  prassi naturale. Proprio in questi giorni, infatti, è in corso la 20esima  Settimana Mondiale dell'Allattamento al Seno, celebrata in ben 170 Paesi del  mondo. 
    Con l'occasione il  direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake, ha ufficialmente sostenuto  che  "Se l'allattamento al seno fosse stato  promosso in modo più efficace e  le donne fossero state protette dal marketing aggressivo dei sostituti del  latte materno, oggi molti più bambini sarebbero sopravvissuti e cresciuti, ci  sarebbe stata una minore incidenza di malattie e tassi più bassi di  malnutrizione e arresto della crescita". E per di più ha  affermato l'esponente dell'organizzazione internazionale: "l'allattamento al seno deve essere valutato  come un vantaggio per salute, ma anche come un risparmio a lungo termine per i  Governi".
    Da segnalare a tal  proposito, per trarne esempi virtuosi da importante nel Nostro Paese, a volte  un po'  sordo alle istanze che vengono persino da autorevoli istituzioni  internazionali, quali l'Unicef, anche in materia di salute, la  battaglia  intrapresa dal sindaco di New York Michael Bloomberg che ha avviato da tempo  una sorta di giusta battaglia salutista per rendere migliore la vita dei suoi  concittadini.
    E quindi, dopo aver  bandito le sigarette da ristoranti, bar, parchi e spiagge, passando per la  lotta alle bibite ipercaloriche, infine ha iniziato ad adottare una serie di  misure per tutelare i neonati.
    Già dal prossimo  settembre, infatti, per incentivare il ritorno all'allattamento al seno,  la maggior parte degli ospedali della Grande Mela adotterà una serie di misure  per rallentare l'utilizzo del latte artificiale. Un'iniziativa che a  detta del quotidiano locale "New York Post", sarebbe la più  restrittiva in materia di tutti gli USA. 
    Basti pensare che a  partire dal 3 settembre, in ben 27 dei 40 ospedali della città sarà sottoposto  a monitoraggio il numero di bottiglie di latte artificiale acquistate ed  utilizzate, e andrà motivata con un parere medico ogni razione data ad un  neonato. In buona sostanza il dottore dovrà firmare un'apposita richiesta  come avviene per gli altri farmaci con ricetta. Non si tratta, quindi, di una  messa al bando del latte artificiale, ma di un semplice escamotage, che rendendo, di fatto, più  complicato il ricorso al latte artificiale, serve in realtà ad istruire le  mamme sulla migliore opzione da offrire per il bene dei propri figli.
    Giovanni D'Agata,  fondatore dello "Sportello  dei Diritti" sorpreso che analoga attenzione non sia stata dimostrata  dall'attuale Ministro della Salute Balduzzi, si aspetta che iniziative  simili vengano prese nell'immediato anche in Italia, ragion per cui  rivolge un appello per affrontare con eguale impegno una scelta, quale quella  d'invogliare all'allattamento "naturale", che  porterebbe non solo  un miglioramento delle condizioni di vita dei più piccoli,  ma evidenti risparmi per il Nostro  Welfare e quindi per tutta la collettività.