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sabato 6 aprile 2019

La Rete #Restiamoumani #Incontriamoci esprime solidarietà e vicinanza alla giovane donna vittima del grave episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi a Catania

La Rete #Restiamoumani #Incontriamoci esprime la propria solidarietà e vicinanza alla giovane donna vittima del grave episodio di violenza avvenuto nei giorni scorsi a Catania. Condanniamo questa violenza così come condanniamo la violenza maschile contro le tante altre vittime di reati di genere che restano sconosciuti ed impuniti perché perpetrati sui luoghi di lavoro, nelle famiglie o all'interno di ambienti sociali che dovrebbero essere protetti. 

Non si tratta di reati occasionali dovuti all'agire estemporaneo di qualche "balordo" ma di reati "sistemici" che si inseriscono come un cancro all'interno di un tessuto sociale del tutto privo di anticorpi. Il fatto che un episodio come quello dei giorni scorsi sia compiuto in gruppo, così come i tanti passati sotto silenzio, evidenzia l'esistenza di un grave problema sociale. Cosa si sta facendo per produrre un mutamento culturale e sociale che introduca nella nostra società quegli anticorpi contro la violenza di genere dei quali ha bisogno? Cosa si fa per sostenere le vittime di questi reati? La sensazione è che passata l'onda mediatica, durante la quale ci si straccia le vesti per un inasprimento delle pene, tutto torni come prima e le vittime vengano lasciate a se stesse. 

Lo Stato non assume nessun onere, anche nel caso in cui il colpevole non sia in condizioni di risarcire la vittima, assegnando, quando si riesca ad ottenerlo, il misero contributo previsto in attuazione della L. 122/2016. Nessun programma educativo nelle scuole, pochissime tutele sul posto di lavoro, case famiglia per le vittime di violenza o di tratta lasciate alla buona volontà del volontariato. Linguaggi e atteggiamenti della politica sempre maschilisti indirizzati all'invettiva e alla violenza. Linguaggi apparentemente protettivi delle vittime di stupro che in realtà nascondono atteggiamenti patriarcali il cui scopo è quello di mantenere le donne in uno stato di inferiorità. Al riguardo vogliamo ricordare la totale indifferenza nei confronti delle centinaia di donne che giungono nel nostro Paese dopo avere subito violenze sessuali in Libia (anzi la volontà espressa dal nostro Governo era quella di rimandarle indietro ai propri stupratori) e il comportamento inqualificabile nel caso della Nave Diciotti, che ha costretto le donne sulla nave a restare per dieci giorni insieme ai propri violentatori senza che gli esponenti del governo si sentissero in obbligo (una volta conosciuta la cosa) di esprimere le proprie scuse per l'accaduto. 

Chiediamo ora alle Istituzioni un radicale cambio di passo nella consapevolezza che la prevenzione nei confronti di questi reati richieda non tanto o non solo l'inasprimento delle pene ma soprattutto un profondo cambiamento culturale. Attendiamo di sapere, quindi, dal Comune di Catania, dal Prefetto, dalla Regione, dal Governo quali programmi saranno posti in essere. Specificando che è una risposta che non può essere rimandata ma deve essere data qui e ora.

Aderiscono alla rete: A.n.p.i. Provinciale Catania, Africa Unita, AIS – comunità senegalese, Amnesty International gruppo 72 Catania, Associazione Ingresso libero, Borderline Sicilia, Chiesa Cristiana Evangelica Battista (via Capuana), Chiesa Evangelica Valdese, Circolo Etneo Teresa Mattei, CNCA Sicilia, Comitato Librino attivo, Comitato Popolare Antico Corso, Coop. Prospettiva, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Emergency gruppo territoriale Catania, Gapa, Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica per il Nordest della Sicilia, I Sentinelli di Catania I siciliani giovani, La città felice, Libera Catania, Mani Tese Sicilia, ong Co.p.e. - cooperazione paesi emergenti, Pax Christi Catania e tanti singoli cittadini


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